PENDOLARI NON SI NASCE

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Ci chiamano pendolari, siamo una razza di umani dediti all’uso dei mezzi pubblici per poter raggiungere il proprio posto di lavoro. Subiamo le infauste decisioni di impiegati abili a comporre treni senza alcuna logica, gli atti di ribellione di lavoratori con poco senso del dovere e quelli di viaggiatori incivili.

Cinque anni di pendolare sono pochi messi a confronto con gente che è del mestiere da decenni. Sì, perché in fondo diventa un mestiere dove l’esperienza ti insegna quali carrozze evitare a seconda delle persone che vedi in banchina, quale treno prendere per cercare di arrivare a casa a un orario decente, come schivare i rompicoglioni e i casi socialmente deviati.

Solo che non sempre ci riesci.

In quattro anni ho conosciuto persone di ogni tipo, visto comportamenti al di fuori di ogni logica, vissuto situazioni al limite della sopportazione umana, ma racconterò solo fatti divertenti degni di nota. Non specificherò i luoghi o le tratte, tanto gli addetti ai lavori lo capiranno da soli.

Cominciamo dal mio primo giorno da pendolare, o meglio, da quando ho scoperto che lo sarei diventato.

Lavoravo in ufficio per un’azienda di tecnologia medicale e diagnostica, il mio mezzo responsabile, perché non era in grado di farlo completamente, mi chiamò nell’ufficio del vero responsabile, assente per malattia e comunque anche se presente era inutile, e sogghignando mi invitò a sedermi. Il mio problema è che non sono stupido come pensava e che analizzo tutto ciò che mi accade intorno tirando le somme. Sapevo già dove voleva andare a parare, non mi aveva concesso una settimana di ferie a inizio settembre dove nessun collega sarebbe stato assente e stava facendo troppe modifiche alle attività lavorative.

La piccola riunione fu veloce dato che scoprii le carte al posto suo e tornai alla mia postazione incazzato nero, i miei compagni d’ufficio tentarono una ribellione per evitare il mio spostamento, fallirono miseramente.

Tutto era stato deciso e pianificato mesi prima.

Dalla settimana successiva sarei dovuto andare a lavorare in un ospedale, con mansioni completamente diverse, con la promessa che sarebbe stato per un mese soltanto e la certezza che si trattava di una bugia.

Così mi organizzai per capire come arrivare sul posto di lavoro con i mezzi pubblici, dato che arrivarci in macchina sarebbe stato un costo eccessivo. La settimana dopo entrai di diritto nel mondo dei pendolari, in stazione alle sei e trenta con lo scopo di arrivare per le otto sul posto di lavoro.

E cominciai a scoprire il fantastico mondo dei trasporti pubblici.
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