ROMINA

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La notte di San Lorenzo, con le sue meteore, era arrivata fin troppo in fretta e Marco non era riuscito a fare ciò che avrebbe voluto. In quel momento lui e i suoi amici erano su una piccola spiaggia delle Marche per passare la serata osservando le stelle cadenti, ma solo lui era col naso rivolto al cielo. Gli altri erano in acqua, ne sentiva le risate immerse nel buio che sovrastavano il suono delle onde basse e lunghe. Suono che, se ci fosse stato silenzio, avrebbe placato la sua tempesta interiore.
Al resto della compagnia mancava una persona che, tra tutti, gli interessava realmente, si trattava di Romina.
Era due braccia più distante, alla sua destra, dove arrivava ancora la debole luce dell’unico faretto dello stabilimento balneare. Distesa sulla sabbia a pancia in su, incurante della minigonna chiara che poteva sporcarsi, era immersa nei suoi pensieri, isolata dal resto del mondo come succedeva spesso anche a lui. Immobile, con le mani intrecciate sullo stomaco dagli addominali torniti invidiati da tutti i maschi della compagnia, non si accorgeva di essere osservata. Giravano diverse storie su Romina, forse vere o forse no, nessuno ne aveva mai parlato apertamente con lei, ma tutti l’avevano accettata nel gruppo un anno prima. Si era unita a loro proprio il dieci agosto, la sera in spiaggia con la scusa del cellulare perso e poi ritrovato dentro la sua borsetta. Era stato facile per lei inserirsi tra maschi con gli ormoni irrequieti e due ragazze che sentivano la mancanza di qualcuno con cui confrontarsi.
Ogni fine settimana era presente, molto più degli amici di vecchia data che sparivano dietro ogni nuova avventura amorosa che durava meno di due settimane, perché tutti detestavano impegnarsi a fondo per qualcosa o qualcuno.
Gli occhi scuri di Romina brillavano dei miliardi di soli della via lattea e nascondevano un triste segreto coperto da un lenzuolo di felicità apparente. Era un’anima dannata in un corpo angelico.
E Marco l’aveva capito in breve tempo.
Gli altri cominciarono a gridare più forte, le due ragazze del gruppo, alticce più degli altri tre maschi, avrebbero distrutto i calici in una cristalleria e sicuramente lì, dove nessuno poteva osservare, si stavano svolgendo giochi erotici.
Anche se non c’erano vere coppie all’interno del gruppo, in carestia e fame qualcuno riusciva a consumare mantenendo il distacco necessario alla necessità impellente; ma lui non era di quella pasta.
Marco si voltò verso Romina nello stesso istante in cui lei fece la stessa cosa, poi se la ritrovò accanto dopo essersi rotolata sul fianco coprendo la distanza che li separava.
Il cuore di Marco impazzì a contatto con la pelle leggermente fredda di lei.
«Si stanno divertendo i tuoi amici.»
«Pensavo fossero anche i tuoi.»
«Dovrebbero, ma non ne sono sicura.»
Romina tornò a fissare le stelle.
«Pensi che sia una puttana come dicono?»
La domanda spiazzò Marco.
Lui focalizzò nella mente tutti i particolari notati nel tempo, il comportamento, il modo di parlare. Poi si voltò a osservare nuovamente Romina, seguì i lineamenti del corpo, le collinette del seno, certamente non prosperoso come quello di Greta che stava starnazzando nell’acqua. Infine giù, attraverso la pianura del ventre, seguendo l’autostrada delle gambe, fino ai piedi.
I secondi passarono lenti e inesorabili.
Giorgio arrivò in corsa, si fermò interdetto e schizzò via, probabilmente il suo obiettivo per non restare a dieta era Romina, ma l’aveva trovata impegnata.
«Allora?» la ragazza intrecciò le mani dietro la nuca e la voce aveva il tono di chi si era rassegnato a non avere risposta.
Marco soppesò le parole nella sua testa convincendosi che erano quelle giuste.
«Non credo… Sei solo diversa.»
«Solo diversa…»
Marco immaginò il sorriso disegnato sul viso di Romina, spesso deturpato da una sigaretta. Lui non sopportava le donne che fumavano, soprattutto quelle come Romina che praticavano sport, era una contraddizione intollerabile.
Marco prese coraggio «Girano voci su di te…»
«Le conosco.» Romina si girò sul fianco opposto cercando qualcosa, probabilmente iniziava a sentire freddo. Il bikini arancione era coperto solo da una leggera camicetta rosa che non arrivava a coprire l’ombelico e l’umidità, alle undici della notte, iniziava a farsi sentire.
Invece, ciò di cui aveva bisogno era una sigaretta, se la rigirò tra le dita e la portò alle labbra.
«Loro cosa sanno di me?» fece per accenderla ma si fermò.
«Un emerito niente! Ipotizzano, credono e sentenziano, ma non hanno la minima idea di ciò che sono e di ciò che ero.»
«Si lasciano incantare dagli altri. Greta e Sonia, in fondo, non sono cattive, hanno solo bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione.»
Romina si avvicinò di più stabilendo un contatto intimo più del solito, si era girata sul fianco sinistro con la testa sorretta dalla mano e dal gomito appoggiato sulla sabbia, mentre con l’indice destro iniziò a seguire il contorno dell’esile torace di Marco nascosto dalla t-shirt. Di nuovo il suo cuore impazzì rimbalzandogli nella gola.
«Vuoi ascoltare la mia storia?» sussurrò Romina.
«Sì.»
«Ma deve restare tra noi, altrimenti ti stapperò gli occhi con queste unghie.»
Contro la debole luce del faretto, le mani di Romina sembravano artigli di strega e i capelli corti a spazzola davano alla testa una forma inquietante.
«Non parlerò con nessuno.»
«Proverò a fidarmi, non deludermi.» Romina appoggiò il viso sul petto di Marco «Sono stata in coma quasi due anni, ho lottato contro la morte e ho vinto. Potresti rispondermi che sono cose che possono succedere e che l’importante è cavarsela… Tranne se a spedirti in coma è il tuo fidanzato.»
«Uhmm» fu il meglio che venne fuori a Marco.
«Avevo la storia più bella del mondo, sembravamo uniti, dopo cinque anni non avevamo mai litigato, lui era protettivo, gentile ed eravamo a un passo dal matrimonio.»
Lei si mise a sedere e Marco fece inconsciamente la stessa cosa, la t-shirt non era più in grado di contrastare l’avanzare dell’umidità e così prese un telo mare dallo zainetto e ci coprì entrambi.
«Poi, una mattina, mi sono svegliata, lavoravo in una palestra e attaccavo alle nove. Tutto andò come sempre, mi vestii, presi il borsone e uscii di casa.»
Romina raccolse le gambe contro il petto e ci si aggrappò.
«Solo che non ci arrivai mai in palestra. Lui mi seguì, mi fermò dicendomi che la sera prima si era dimenticato una cosa e io salii in macchina. Iniziò a insultarmi, non l’avevo mai visto così, e mi prese a martellate. Poi mi scaricò ai bordi di una strada come un rifiuto.»
Marco rabbrividì immaginando la scena.
«Non so per quanto rimasi cosciente, non potevo muovermi, poi tutto si spense. Scoprii che in palestra, qualche stronzo, aveva messo in giro la voce che ero una facile, una cena pagata e via. Con tanto di racconti sulle mie prestazioni sessuali.»
«Lui dov’è adesso?»
«Libero come l’aria, non ha fatto nemmeno un giorno. Scatto d’ira incontrollabile, un’attenuante comoda. Quando tornai a casa dopo due anni, lui era lì ad attendermi e gridò che mi avrebbe punita come si deve. Le denunce non sono servite, ho abbandonato tutto e mi sono trasferita trecento chilometri più lontano, cambiando taglio di capelli, dimagrendo e imprimendomi dentro e fuori questo:»
Romina gli mostrò un piccolo tatuaggio che non aveva mai notato, era sul lato esterno del piede destro.
«Non fidarti più degli uomini.» Marco lesse ad alta voce, il corsivo era chiaro e la F e la U erano marcate in un maiuscolo stilizzato.
«Vuoi sapere perché mi sono intromessa nel vostro gruppetto?» Romina sospirò «Mi sembravate ragazzi per bene e io ero arrivata qui da poco, sola alla stregua di una cagna randagia.»
Marco sentì la bocca di Romina vicina al suo orecchio «Però, posso dirti che la scelta, in parte, è stata buona.» sussurrò.
«Le voci ti inseguono ovunque tu vada, sono un marchio impresso a fuoco nel mondo digitale di oggi. Si propagano a ondate sul web e una volta in giro non le puoi fermare.» sentenziò Marco con un filo di voce.
«E’ così.» Romina cercò di coprirsi meglio.
«A me non interessano le ipotesi, io guardo i fatti, loro contengono la vera risposta. Fa troppo freddo quest’anno, se vuoi ti posso accompagnare a casa.»
«Sì, tanto non si è vista nemmeno una stella cadente.»
Romina non fece in tempo a terminare la frase che un bolide luminoso, tendente al rossiccio, sfilò davanti a loro poco sopra l’orizzonte.
«Per l’appunto…» commentò Marco sorridendo.
I loro amici erano ancora in acqua, molto più tranquilli perché si erano sfogati a modo loro.
Marco e Romina raccolsero zainetti e teli mare e mano nella mano s’incamminarono lungo il sentiero della fiducia.

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