LA STRADA GIUSTA

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L’odore fresco dei pini raccontava la nascita di quel boschetto in riva al mare, mescolato alla salsedine aveva il potere di calmare l’ansia lavorativa di Marco, e lui ne aveva proprio il bisogno. La situazione in azienda stava degenerando da giorni, gli ordini non erano sufficienti a impegnare tutti i suoi operai e la crisi iniziava a farsi sentire, pesantemente e senza lasciargli scelta.
Marco doveva prendere una decisione sofferta che aveva sempre considerato remota.
La panchina in ferro consumato dalla ruggine proiettava un’ombra lunga al sole delle sei del mattino mentre il mare, poco distante, ritmava le sue ondicelle contro la sabbia. Marco chiuse gli occhi per cercare di schiarirsi le idee e trovare una via d’uscita, una nenia acuta lambì i suoi timpani, forse era una sirena. La cantilena si avvicinava prendendo la forma di una sagoma nera contro il sole basso, ma le sirene non camminano e non cantano la ninna nanna.
La donna gli passò davanti, chiusa in un impermeabile grigio gli sorrise socchiudendo gli occhi ruggine mentre spingeva una carrozzina per neonati. Marco osservò la donna proseguire, fermarsi, voltarsi e tornare indietro.
Altro passaggio e nuovo sorriso.
Un vecchio si trascinò a fatica vicino a lui, il bastone non era sufficiente a tenerlo in piedi correttamente, ma aveva una tale forza di volontà che Marco provò invidia.
«Non ci faccia caso, è pazza.» sentenziò dietro la barba folta e bianca, la voce era cupa.
«A me sembra normale.» ribatté Marco.
«Ah sì?» esplose in una vigorosa risata che finì in una tosse spasmodica.
Si riprese e proseguì «Eccola che ritorna, osservi bene la carrozzina. Tanto, finché saremo qua, farà in continuazione avanti e indietro.»
La donna effettuò un altro passaggio dispensando sorrisi, Marco osservò bene ciò che spingeva.
«E’ vuota?» domandò sussurrando al vecchio.
«Solo una pazza può andare in giro così.» il vecchio si alzò «Me ne vado, tra un po’ si fermerà e inizierà a parlarle. E io non ho voglia di farmi tirare scemo da lei. Buona giornata, ragazzo.» con l’andatura sbilenca, dentro il vestito elegante marrone, l’anziano filò via, col bastone che faceva sentire i rintocchi pesanti sul terreno.
La donna si fermò davanti a lui, scostò una ciocca dei cappelli color sabbia e lo fissò dritto negli occhi.
«Buon giorno signore, deve avere delle grandi domande per stare qui a quest’ora.»
«Scusi?» Marco non aveva capito nulla.
«Dicevo che, se uno viene in questo posto all’alba, ha bisogno di risposte che solo la natura può dare.»
«Lei dice?» si ricordò le parole del vecchio e pensò a una via d’uscita da quell’incontro.
«Certo! La natura le permetterà di ascoltare la sua voce interiore e troverà la soluzione ai suoi problemi. Dia il tempo a questi alberi di parlare con lei.» la donna sorrise «Ci vediamo domani, devo andare che il bambino ha freddo.»
«Non credo che verrò domani.»
«Oh, sì che verrà.»
Marco osservò la donna allontanarsi, trovarsi a dar retta a una fuori di zucca che porta in giro un bambino fantasma era il colmo per lui, poi la storia degli alberi che parlano era ancor più assurda.
Marco abbandonò la panchina fatiscente per raggiungere l’auto, doveva andare a lavoro e comunicare le brutte notizie ai suoi dipendenti.
O almeno avrebbe tentato di farlo.
Alle sei del mattino, Marco, era di nuovo sulla panchina del giorno precedente, non aveva avuto il coraggio di dire ai suoi dipendenti che qualcuno doveva restare a casa sperando di poterli riassumere alla prima occasione. La pazza aveva avuto ragione e lui era ancora lì a cercare risposte.
La cantilena tornò e gli scappò un sorriso.
«Buon giorno, ho avuto ragione.»
«Già…»
«I suoi sono pensieri di lavoro.» la pazza muoveva la carrozzina grigia avanti e indietro cullando il figlio immaginario.
«Ottima deduzione. E lei perché è qui?» Visto che doveva ragionare con la matta, provò a fare anche lui una domanda.
«Io? Porto il piccolo a fare un giretto prima che diventi troppo caldo.» sorrise amabilmente.
“E certo” pensò Marco “Che pretendevi ti rispondesse.”
«Tra l’altro, lei vive da solo. Niente fidanzata?»
Marco arrossì «No, qualche avventura ogni tanto.»
«Ah, qualche avventura… » la bionda gli porse la mano «Io sono Tamara.»
«Marco.» la stretta di mano fu energica per essere di una donna.
«Ero sposata qualche anno fa…» Tamara puntò gli occhi a terra «Poi il mare…»
Marco si preparò al probabile delirio di Tamara la pazza, invece non arrivò nulla.
«Vorresti passare un po’ di tempo con una povera fuori di senno?»
Senza aprire bocca lui si alzò e assecondò Tamara, iniziò a camminarle accanto, lei gli svuotò addosso la sua storia. Un’ora e più di racconto dettagliato di una vedova di trentacinque anni che aveva visto morire figlio e marito portati via dal mare.
«Ecco, questo è il motivo che mi fa spingere la carrozzina, ma non sono fuori di testa.»
«Ormai sono passati quattro anni, perché non smetti?»
«Stavo aspettando una risposta, e forse è arrivata oggi.»
«Io vorrei sapere come salvare le persone che lavorano per me.»
«Progetta qualcosa che salvi le persone dalla furia del mare, che sia piccolo, poco costoso, accessibile a tutti e indossabile.»
«Come fai a sapere che tipo di lavoro faccio?» Marco si fermò incredulo, lui non aveva raccontato nulla di se.
«Tu sei la risposta che aspettavo e io sono quella per te.»
Il vecchio del giorno prima passò svelto, storto e ridacchiando.
«Io posso finanziare il progetto e tu sei in grado di realizzarlo, me lo hanno detto gli alberi. E loro non sbagliano.»
Marco fissò gli occhi ruggine di Tamara, poi si voltò verso il mare azzurro rimuginando sulla storia della donna. Pensò che poteva tentare quella strada e forse avrebbe anche aiutato quella giovane donna a dimenticare. Inaspettatamente il morale si risollevò, il cervello gli si riempì di idee, l’energia di quando era giovane invase il suo corpo. Fissò la chioma degli alberi e sentì che gli dicevano “E’ la strada giusta.”
In fondo, non era vero che ciò che è fuori dall’ordinario cade sempre nella pazzia.
E Tamara non era affatto pazza.

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