LEGAME

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Un soffio d’aria tiepida entrava dalla finestra aperta spargendosi per la stanza, Claudio era seduto sul suo letto con i gomiti appoggiati sulle gambe nascoste dai pantaloni kaki e la testa tra le mani. A una settimana dal funerale non era ancora riuscito ad accettare che Carlo non ci fosse più. Si era isolato dal mondo e non aveva intenzione di ritornare al suo posto troppo presto, i ricordi avevano preso prepotentemente il comando e doveva dar loro sfogo finché non si fossero esauriti, poi sarebbe potuto tornare a vivere normalmente.
Qualcosa gli sfiorò i capelli biondi a cresta di gallo per finire da qualche parte. Claudio l’ignorò qualche secondo, ma il richiamo fu talmente forte che si guardò attorno per capire cosa fosse successo.
Una vecchia foto impolverata era finita accanto a lui, sbucata da chissà quale posto era tornata a farsi guardare per ricordargli periodi d’infanzia con Carlo. In quell’occasione erano entrambi abbracciati, avevano all’incirca quattro o cinque anni ed erano al mare, probabilmente in vacanza.
Molti non credono al legame che esiste tra due gemelli, ma loro si sentivano, c’era sempre un filo invisibile, giorno e notte, distanti o vicini. Ognuno dei due sapeva sempre come stava l’altro. Era tutto fatto di sensazioni inspiegabili, ma vere e tangibili. Quando quel collegamento si era improvvisamente interrotto, Claudio aveva capito che era accaduto qualcosa di terribile a suo fratello e la conferma arrivò pochi minuti dopo dal vicino ospedale.
Pulì delicatamente la fotografia mentre una lacrima gli rigava il viso magro e dagli zigomi spigolosi, si strofinò la guancia destra con l’indice e il medio della mano libera e si alzò in piedi.
Un libro si ribaltò da un lato volando giù dalla libreria e finendo in terra, aprendosi come se avesse tentato di attutire la caduta. Un bigliettino ne scivolò fuori, strisciando fino ai piedi di Claudio, che lo raccolse incuriosito. Si trattava della dedica che Carlo aveva scritto per lui regalandogli quel libro di filosofia. Suo fratello era uno che passava ore a meditare sulla vita e analizzava tutto ciò che gli accadeva intorno, riuscendo a trovarci sempre un significato.
Quello, che in quel momento, gli serviva per tornare a vivere.
Raccolse il libro per rimetterlo a posto, ma riposizionando la pila di volumetti che si era inclinata di lato, trovò un’altra fotografia. Era il settimo compleanno, in quel frangente lui e suo fratello avevano litigato così violentemente che si erano chiusi in un silenzio duro che andò avanti per più di una settimana, ma appena Carlo fu in difficoltà, lui non esitò nemmeno un minuto a soccorrerlo. Anche quella foto meritava un posto dove potesse essere ricordata e aveva già in mente una scatola dei ricordi che da sempre teneva su una mensola sopra alla scrivania, dentro ci aveva messo tutto ciò di cui non si era mai voluto separare.
Un alito tiepido gli toccò il collo i capelli vibrarono allo stesso modo di quando Carlo ci passava il palmo sopra.
Cercò la scatola ma non era più al suo posto, sul piano di legno economico bianco c’era un biglietto candido che non era stato scritto da lui.
“Cercami da Carlo.” lesse mentalmente nello stupore.
Era sicuro che la scatola qualche giorno prima fosse al suo posto.
Con le gambe malferme varcò la soglia della camera del fratello che viveva per conto suo da più di un anno, la vecchia scatola era sul letto in perfetto ordine, quanto tutto il resto della stanza e come fosse finita lì era un enigma dello stesso tipo del biglietto scritto da Carlo, la sua grafia pulita e inclinata verso destra era inconfondibile.
Claudio sollevò con delicatezza il coperchio, dentro tutto era in ordine, mise le due immagini in piedi appoggiate a uno dei quattro lati e richiuse la scatola rossa con degli alberelli di natale su tutte le pareti. Anche quel contenitore aveva una storia ben definita legata a entrambi.
Quando sollevò la scatola, che ricordava essere più leggera, trovò un nuovo biglietto scritto con la solita calligrafia inclinata.
“Guarda bene al suo interno.”
Un brivido freddo partì dal collo per fermarsi in fondo alla schiena, si sedette sul letto immacolato e sollevò nuovamente il coperchio verde con gli alberelli bianchi. Frugò tra i ricordi, vecchi giocattoli, lettere mai spedite a ragazze di cui si era innamorato, foto, pezzi di pensieri e un ovetto di plastica gialla che non ricordava di aver mai messo lì dentro. Era più grande del normale e non era affatto leggero, lo aprì e all’interno ci trovò un oggetto lucente con una catenella. Era una piastrina simile a quelle militari, ma di oro bianco. Lesse l’incisione e il cuore quasi gli uscì dal petto. La targhetta recava il nome di suo fratello con data di nascita e di morte, e l’ultima era corretta.
Non era possibile che Carlo avesse previsto tutto, girò la piastrina e lesse tra le lacrime.
“Quando avverrà ricordati che sarò sempre con te.”
E Carlo era lì, nell’alito tiepido, che lo stava abbracciando.

 

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