CACCIATRICE

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Che guaio farsi coinvolgere nei social network!
Lo so, potreste pensare che non ci sia nulla di strano, che tutti hanno almeno un profilo su un social, che tutti sono felici e contenti.
Cazzate!
Spesso sono antri infernali pieni di piccoli diavoli senza cervello con gli ormoni irrequieti.
Una volta si andava in piazza o a ballare per conoscere nuove persone, almeno vedevi chi ti corteggiava in faccia e potevi accorgerti se ti stava prendendo in giro.
Lì non puoi, si presentano bene, cordiali, gentili, romantici, finché gli fa comodo e ti fanno cadere nella loro trappola. Poi, però, sono solo lacrime; e spesso amare.
Velo dico io che sono diventata cacciatrice per vendetta.
Quando adesco sono “Fata dagli occhi blu”, ma il mio vero nome non lo conoscerete mai.
Ho dato troppo a questo mondo infame pieno di esseri appariscenti, ho perso la voglia di amare per quante volte sono stata ingannata, sedotta e abbandonata. Una sera perfino a più di cento chilometri da casa. Il bastardo sparì nel nulla, mi toccò pagare la cena, il taxi per tornare e il telefono che distrussi a martellate mentre immaginavo di avere la sua testa tra le mie mani.
Da quella sera appendo le stampe con le facce dei tipi che adesco e ci gioco a freccette.
E sono diventata molto brava a centrare i nei sulle loro facce.
Lasciate che vi racconti dell’ultimo che ho sistemato. L’avevo adocchiato qualche mese prima, faceva il fenomeno con una tizia, in pubblico, un corteggiamento vero e proprio alla luce del sole. Poi incontrai un tipo che si comportava allo stesso modo, diverso nome, stessi errori grammaticali, erano la sua impronta digitale.
Tutti sui social ne hanno una.
A quel punto la mia voce interiore decise di consigliarmi la vendetta per tutte quelle che stava prendendo in giro.
Lo abbordai una sera qualunque di quasi un anno fa, fu semplice, avevo studiato il suo modus operandi e l’avevo reso mio. Pensava di essere lui a condurre il gioco, il suo ego cacciatore lo rendeva cieco e io me lo spupazzavo come volevo.
Così fu lui a chiedermi di uscire quando lo convinsi di abitare nella città vicina alla sua.
Contemporaneamente indagai sulla sua vita, la maggior parte delle informazioni me le diede lui goliardicamente. Si definiva medico geniale, occupato a salvare gli uomini dall’impotenza e dalla vecchiaia. Scoprii per vie traverse della moglie e le due figlie minorenni, un cane, la villetta gialla in fondo a una strada di periferia, la Jaguar parcheggiata nel vialetto.
E puntai proprio sulla moglie.
Cercai in internet, veterinaria e volontaria presso un canile privato.
Improvvisamente volevo un cane.
Odio quelle palle di pelo bavose, ma la missione doveva avere pure un costo. Risposi a un annuncio che aveva pubblicato, abbordaggio facile e pulito. Il bastardino Rudy fu un bel diversivo per iniziare il discorso sui social network, sopportai due ore di guaiti, di colpi di coda sulle gambe pregando che qualche pulce non decidesse cambiare casa.
Poi le aprii gli occhi.
Fu folgorata meglio Paolo sulla via di Damasco e iniziammo i preparativi per la trappola.
Eh sì, partecipò anche lei.
Io continuai la mia opera di seduzione, lei tenne conto di tutte le volte che suo marito tardava dall’ospedale e preparò l’imboscata. Passò un mese in cui io e Laura diventammo molto amiche, la trappola prese forma e il ventitré maggio scattò.
Io e “Cuore temerario” dovevamo incontrarci in un noto ristorante poco distante dalla sua abitazione, dalle sue parole, lette sul mio smartphone, avevo capito che pregustava un finale esplosivo.
E lo avrebbe avuto.
Arrivai puntuale, ma fu semplice perché ero a casa sua da almeno tre ore con Rudy palla di pelo. Lui mi cercò tra le persone a caccia del segno convenuto, non avevo voluto condividere la mia foto così da alimentare le sue fantasie, e osservavo la scena in piedi vicino alla toilette. Aspettai che si cucinasse un po’, seduto al tavolo dentro la sua giacca nera e la cravatta rossa che spiccava sulla camicia bianca, si grattò la testa calva più volte, lesse il menù, ordinò del vino e controllò il telefono.
Entrai in scena in tutta la mia femminilità aggressiva, lui mi notò, mostrai la rosa gialla che avevo scelto come segnale, “Cuore temerario” si alzò venendo verso di me; qualcuno ci stava osservando dalla toilette.
La cena iniziò, ordinammo dal menù un antipasto di mare, lui sorrideva in continuazione, io esplodevo dentro dalla soddisfazione.
Parole dolci le sue, adatte a creare l’atmosfera, predisposte per arrivare all’obiettivo finale.
Passò l’antipasto e arrivammo al primo, cambiò il cameriere che assunse fattezze femminili e “Cuore temerario” sputò un boccone di pane nel piatto. Poco dopo Laura gli rovesciò in testa gli gnocchetti al ragù di verdure e senza fiatare gli mollò un ceffone. Gettò sul tavolo una busta contenente una lettera e mi prese per mano per andare alla pizzeria già prenotata per noi due.
Pochi passi e mi voltai, strizzai l’occhio a “Cuore temerario” impalato dalla sorpresa e sorridendo soddisfatta uscii dal ristorante. Lui non si alzò, non tentò nemmeno di correrci dietro, aveva capito in che casino si era ficcato.
Il bastardo era stato vittima del suo stesso gioco.
Laura non versò neanche una lacrima e la serata in pizzeria fu fantastica, è un donna forte.
Sono passati mesi da quella sera, io non ho smesso di cacciare, mi vedo con Laura molto spesso e ora non sono più sola in casa.
Eh sì, ho scoperto in Rudy palla di pelo un nuovo amico che non mi lascia mai sola.

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